Pellet in aumento costante 2021

Il 15 di ottobre in Austria è stata fatta una riunione delle più grande aziende nella produzione dei segati, travi lamellari e pellet. L'aumento del pellet e veramente corposo ed e stato fissato a 280,00 € tonnellata arrivo Nord Italia- Sul costo di produzione del pellet, hanno influito anche altri aumenti  di prezzo, tra cui quello del troco grezzo, la corrente elettrica, la plastica per bobine dei sacchi, trasporti molto alti.

Pellet: che cos’è e come riconoscere quello di qualità

l termine inglese “pellet” tradotto in italiano significa letteralmente “pastiglia” oppure “pallina” con evidente riferimento alla forma cilindrica di piccole dimensioni del prodotto derivante dalla compattazione di materiale di vario genere.

Per quanto riguarda il riscaldamento, i pellet sono combustibili di natura legnosa realizzati mediante l’impiego di scarti derivanti dalla lavorazione del legno che vengono densificati fino a formare dei piccoli granuli di forma cilindrica di lunghezza casuale tipicamente tra i 10 e i 30 millimetri.

Si tratta principalmente di trucioli e segatura che subiscono un procedimento di compressione e di essiccazione.

Sembra che siano stati i canadesi a utilizzare per primi questo tipo di combustibile, ottenuto a partire dalla segatura, che in questo modo veniva vantaggiosamente smaltita.

Un problema che spesso si pone a chi è intenzionato di servirsi di una stufa a pellet riguarda quale scegliere, dato che è disponibile un’ampia gamma di prodotti.

Partendo dal presupposto che non esiste un pellet migliore in assoluto, è necessario valutare alcuni fattori discriminanti, che sono il modello di stufe a pellet, le caratteristiche della camera di combustione e le materie prime del prodotto.

l pellet migliore è quello che risponde meglio alle esigenze del consumatore, consentendogli di ottenere un elevato potere calorifico rapportato a costi contenuti.

Mai come in questo settore è importante prendere in esame il rapporto qualità/prezzo, soprattutto in base al tipo d’impiego a cui è destinato questo combustibile.

Nella ricerca di un pellet di qualità, come riconoscerlo diventa quindi l’aspetto fondamentale dato che da questa operazione preliminare dipende poi l’efficienza dell’impianto di riscaldamento.

Il principale fattore discriminante nella scelta del pellet migliore è la sua certificazione, che offre la garanzia di conoscere con sicurezza la tipologia del legno costituente.

Chiedendosi come scegliere il pellet può essere utile analizzare la quantità di segatura presente nel sacco, dato che un’elevata concentrazione di questo materiale indica che i pellet tendono a sfaldarsi con facilità e che probabilmente non sono stati compattati a sufficienza.

Un altro parametro da prendere in considerazione per valutare la qualità di questi combustibili è il loro contenuto di ceneri: infatti se questo valore è alto significa che vengono prodotte polveri nocive alla salute.

Si può anche eseguire la “prova dell’acqua” che si realizza immergendo una manciata di pellet in un recipiente colmo d’acqua; se essi vanno a fondo senza intorbidirla, allora significa che il prodotto è di ottima qualità in quanto rimane compatto e solido.

Un buon pellet deve essere fatto con legna vergine che ha subito soltanto trattamenti di tipo meccanico, ma non chimico, come incollature, verniciature oppure contatto con solventi.

Durante la combustione è infatti indispensabile che non si sprigionino esalazioni pericolose per la salute e che il materiale costitutivo del combustibile non contenga nessun prodotto di sintesi.

L’offerta sul mercato delle tipologie di pellet appare estremamente eterogenea e la selezione tra i vari prodotti non deve mai essere guidata soltanto dal fattore prezzo in quanto i combustibili troppo economici non sono di buona qualità e quindi possono danneggiare gli impianti di riscaldamento.

Le più comuni conseguenze sono l’intasamento del braciere della stufa, la minore capacità calorifera, la produzione di creosoto (un residuo viscoso che tende ad aderire alle pareti interne e alla canna fumaria) e l’annerimento delle parti in vetro della stufa.

Un presupposto indispensabile per effettuare la scelta migliore rimane quello di leggere attentamente l’etichetta che deve essere obbligatoriamente apposta o stampata sulla confezione del combustibile.

Bisogna anche controllare che la filiera sia stata costantemente monitorata dal produttore al consumatore, per evitare qualsiasi rischio di contaminazione del prodotto.

Dopo avere analizzato attentamente l’etichetta del pellet, aver verificato le sue certificazioni e osservato l’aspetto che lo caratterizza, è possibile orientarsi nella scelta del prodotto più adatto alle proprie esigenze, sempre tenendo conto che un costo troppo basso non è mai garanzia di qualità.

Caratteristiche e benefici del pellet

La caratteristica principale del pellet è il suo potere calorifico, un parametro in grado di guidare il consumatore nella scelta dei prodotti più validi.

Si definisce potere calorifico la quantità di energia liberata dalla conversione di una massa unitaria di materiale che si verifica nell’unità di tempo.

In altre parole esso consiste nella quantità di calore prodotta dalla combustione di un’unità di materiale combustibile, che viene misurata in Kcal/kg (chilocaloria per chilogrammo).

Si tratta di un valore standard di riferimento, il cui ruolo è quello di indicare con attendibilità le reali prestazioni del combustibile analizzato; esso viene indicato con il simbolo kWh/kg e deve essere riportato su tutte le confezioni

I fattori che influenzano il potere calorifero sono rappresentati dalla tipologia del legno e dal tasso d’umidità; quanto maggiore è l’indice del potere calorifero, tanto meglio funziona l’impianto di riscaldamento.

Di solito i legni dolci sono caratterizzati da valori più bassi di quelli dei legni duri, tenendo conto che i valori medi sono compresi tra 4600 e 5400 Kcal/kg.

Il tasso d’umidità contenuta nel legno contribuisce a ridurre il potere calorifero dei pellet e di conseguenza la loro efficienza di combustione. Tale valore deve essere compreso tra 8% e 12% per garantire la migliore resa di combustione.

Per quanto riguarda il problema della cenere bisogna tenere presente che i pellet, essendo costituiti di legno, durante la loro combustione producono inevitabilmente della cenere che però deve essere scarsa.

Tale combustione avviene in quattro fasi, che sono: essiccazione, gassificazione, combustione, formazione di cenere.

Durante la prima fase il calore fa evaporare l’acqua contenuta nei pellet, nella seconda incomincia la produzione di gas provocata dall’incremento delle temperature, nella terza si innesca la combustione dopo che è stata raggiunta un’adeguata quota termica e nella quarta si verifica la produzione di cenere.

Le ceneri sono formate da sabbia, minerali e varie impurità presenti nella corteccia, tra cui anche tracce di terriccio. Un pellet di buona qualità deve produrre poche ceneri dato che esse rappresentano la parte non combustibile del prodotto.

Un prodotto di ottima qualità, che di solito brucia senza cenere, è in grado di produrre un’elevata quantità di calore senza inquinare l’ambiente perché nelle ceneri sono contenute anche tracce di metalli pesanti.

Per avere la certezza di acquistare un prodotto di buona qualità, l’unica garanzia deriva dalla sua certificazione. Un pellet certificato infatti assicura elevati standard qualitativi lungo tutta la filiera, dalle operazioni di raccolta delle materie prime fino alla consegna.

Meglio il pellet o la legna?

Un problema che i consumatori spesso si pongono è relativo al dilemma se sia meglio il pellet o la legna per alimentare una stufa.

La scelta tra questi due combustibili è condizionata principalmente da differenti stili di vita dato che un camino dove arde il focolare contribuisce a creare un’atmosfera molto poetica rispetto a una stufa a pellet, di certo più pratica anche se meno romantica.

La legna da ardere presenta il vantaggio di avere un costo stabile e inferiore a quello dei pellet e di produrre un fuoco naturale, allegro e brillante che riscalda l’ambiente non solo materialmente.

I suoi principali svantaggi sono collegabili a una certa scomodità di accensione e spegnimento del camino oppure della stufa, all’impossibilità di programmare la temperatura, e a rendimenti non paragonabili a quelli offerti dai pallet.

Inoltre la combustione della legna è meno pulita rispetto a quella dei pellet dato che produce una maggiore percentuale di particelle incombuste.

La canna fumaria deve avere un diametro di 10 centimetri, superiore a quello delle stufe a pellet che è di 8 centimetri.

Le stufe a pellet possono venire programmate elettronicamente e pertanto svolgono la funzione di veri e propri impianti di riscaldamento, la cui combustione è particolarmente efficiente, molto pulita e non inquinante.

I pellet vengono confezionati in sacchi impilabili con facilità, al contrario della legna che presuppone la disponibilità di appositi spazi, magari nella legnaia.

Uno svantaggio di questo combustibile è rappresentato dal prezzo che sta progressivamente aumentando, anche se con un andamento inferiore rispetto a quello di altri combustibili come metano o gasolio.

Prezzi dei pellet

Il costo pellet viene notevolmente influenzato dalle condizioni climatiche poiché all’arrivo dei primi freddi i prezzi del prodotto subiscono un’impennata spesso pari al 50% in più rispetto al valore di base.

Su questo aumento incide anche il trasporto che è molto impegnativo e prevede l’impiego di autobotti specializzate.

Inoltre il pellet prezzo è condizionato anche dall’essenza di legno utilizzata, dalla certificazione, dalla purezza e dalla quantità di prodotto acquistata.

In media i pellet prezzi all’ingrosso vengono maggiorati del 30/40% per la vendita al dettaglio, arrivando a un valore compreso tra 24 e 35 euro al quintale, con picchi di 50 euro per stagioni particolarmente fredde.

Quando si effettua un acquisto di bancali comprendenti 70 sacchi da 15 chili ciascuno, il prezzo è stimato tra 290 e 350 euro a tonnellata.

Per un sacchetto di 15 chilogrammi si possono spendere da 4,00 a 5,00 euro.

Le migliori occasioni di pellet offerta sono disponibili in estate, di solito fino a tutto giugno, durante il periodo prestagionale, quando la produzione è elevata e l’importazione non viene influenzata da avverse condizioni ambientali.

Da ottobre a gennaio sarebbe sempre meglio non acquistare pellet dato che la stagionalità del combustibile incide in maniera estrema sul suo costo.

I pellet prezzi all’ingrosso consentono di ottenere sconti vantaggiosi soltanto a patto che la quantità di prodotto acquistato sia molto cospicua; in queste condizioni è opportuno fare una scorta annuale realizzando lo stoccaggio in ambienti domestici asciutti e ventilati, per assicurare le migliori condizioni di conservazione della merce.

Nei mesi invernali, chi si trova nella necessità di acquistare sacchi da 15 chili di questo combustibile potrebbe arrivare a pagarlo fino a 5,50 euro, con un aumento di quasi il 30% rispetto ai mesi estivi.

Nonostante il costo dei pellet sia competitivo rispetto a quello di combustibili fossili, esso risulta ancora troppo alto se rapportato alla sempre maggiore richiesta del prodotto.

Secondo alcune proiezioni statistiche, la spesa necessaria per riscaldare un’abitazione di 100 metri quadrati attraverso una caldaia a pellet si aggira sui 850/900 euro all’anno, con un risparmio del 44% rispetto al tradizionale riscaldamento a gas metano e del 51% rispetto a quello a gasolio.

Se invece il riscaldamento è di tipo integrato, con una stufa a pellet affiancata a una caldaia a gas oppure a gasolio, la spesa si dimezza arrivando a 426 euro annuali.

Oltre al risparmio economico relativo alla fornitura, bisogna poi valutare anche quello inerente alle agevolazioni fiscali previste dal Conto Termico 2.0, che arrivano a coprire fino al 65% dell’esborso per la sostituzione di impianti di riscaldamento obsoleti.

Nella valutazione economica complessiva dei pellet è anche opportuno prendere in esame anche il fatto che attualmente le importazioni si sono ampliate a nuovi mercati, come il Giappone e la Corea del Sud, che si sono affiancati ai già operanti Canada, Stati Uniti, Russia e paesi dell’Europa settentrionale.