Il tema dei residui duri nel pellet, o meglio nelle ceneri, è fra quelli in assoluto più dibattuti fra i consumatori, ciononostante sono ancora in molti a non conoscere il fenomeno della formazione del clinker, questa strana massa informe, durissima e dall’aspetto vetroso o metallico.
La prima volta che un consumatore di pellet si imbatte nel clinker grida allo scandalo: “nel mio pellet ho trovato pezzi di ferro…plastica…vetro“, ecc. Sono queste le parole che il povero rivenditore di pellet – ancora ignaro di quale sia il problema – si sente urlare quando il cliente torna a negozio a lamentare ciò che ha visto.
Il fenomeno è tutt’altro che raro e per tante ragioni rappresenta un vero problema per l’utilizzatore. Si rende quindi necessario fare chiarezza una volta per tutte rispondendo alle domande più frequenti sul clinker del pellet.
Il clinker del pellet è una massa solida, dura, pesante ed informe all’apparenza metallico o vetroso, simile ad una roccia porosa e più o meno friabile.
E’ un fenomeno che si verifica nella fase successiva alla combustione del pellet e di altre biomasse ed è suscettibile di creare problemi al normale funzionamento della stufa. Di norma il clinker è costituito per lo più da silicio (stesso elemento di cui è fatto il vetro) che si trova in modo naturale all’interno del legno e delle piante.
Il clinker si forma quando la cenere si accumula nel braciere e la temperatura interna supera il punto di fusione. A questo punto le ceneri vanno incontro ad un processo di liquefazione (proprio come lava vulcanica) e al momento dello spegnimento della stufa, a causa del raffreddamento, avviene il processo inverso, ovvero la solidificazione dela materia che assume la forma del contenitore (in questo caso il braciere).
Concorrono alla formazione del clinker una serie di fattori:
Le prime tre condizioni sono caratteristiche intrinseche del pellet utilizzato, alcune delle quali possono a volte trovarsi rappresentate in etichetta (ceneri e punto di fusione), mentre l’ultimo è un fattore ambientale, ovvero il modello di stufa o caldaia nella quale viene bruciato il pellet.
A parità di pellet, infatti, alcune stufe potrebbero riscontrare il fenomeno della formazione del clinker ed altre no, dipende dal modello e quindi dalla presenza o meno di sistemi di autopulizia del braciere. Se una stufa dispone di sistemi di autopulizia del braciere le ceneri non hanno modo di accumularsi e quindi di andare incontro a fusione. Per contro, alcuni pellet hanno un livello di ceneri così basso e/o un punto di fusione così elevato che, anche in stufe senza sistemi di autopulizia, tendono a non clinkerizzare.
Un elevato contenuto in silicio nella composizione delle ceneri ne abbassa il punto di fusione ed aumenta la tendenza a formare il clinker, ne è un esempio lampante il pellet di lolla di riso o cannuccia palustre (arundo donax).
Il clinker non è assolutamente pericoloso per le persone, non si forma per la presenza di collanti nel pellet o altri additivi non naturali.
E’ un fenomeno naturale ma non per questo non antipatico. La formazione del clinker potrebbe, ad esempio, impedire l’accensione automatica della stufa per mancato contatto fra il pellet e la resistenza (candeletta) responsabile dell’innesco del fuoco. Oltre, evidentemente, a comportare una pulizia più difficoltosa.
Ci sono alcune regole che dovrebbero essere osservate dai produttori di pellet. Come abbiamo già detto il clinker è il risultato della fusione di alcune sostanze inorganiche naturalmente presenti nelle biomasse quali sali minerali o metalli. Tuttavia non è escluso che grandi quantità di queste sostanze possano concentrarsi nel pellet a causa di una cattiva gestione dell’impianto di produzione o di fattori ambientali.
Facciamo due esempi tipici. Il primo caso è quello del produttore che non dispone di piazzale pavimentato (cementato) nella zona di stoccaggio del legname.
Questa condizione favorisce l’imbrattamento della materia prima con possibile accumulo di materiale inorganico (terra, sabbia, ecc). Il secondo caso è quello dei produttori nord-africani come Egitto e Tunisia che pur producendo pellet di colore chiaro e certificati ENplusA1 spesso portano alla formazione del clinker.
In questo caso il problema è rappresentato dalle sabbie del deserto trasportate dal vento che arricchiscono la biomassa in silicio. Solo alcuni produttori di pellet egiziani e tunisini hanno installato vagli ciclonici per separare la sabbia dalla segatura.
Per evitare la formazione del clinker occorre operare in tre direzioni: