Abbiamo analizzato alcune problematiche relative all’andamento dei mercati
del pellet ad ovest del mondo, ma anche all’est qualcosa si sta muovendo molto velocemente.
In particolare le importazioni di pellet da parte di Corea del Sud e Giappone stanno crescendo molto velocemente.
Nel 2017 la Corea del Sud ha importato 2,4 milioni di tonnellate
di pellet, ovvero 20 volte il volume di importazioni del 2015!
Il Giappone, che rappresenta un mercato molto più piccolo con 0,5 milioni di
tonnellate nel 2017, ha comunque visto un aumento delle importazioni rispetto al 2012 di ben 7 volte.
E la tendenza non sembra diminuire.
La domanda della Corea del Sud è determinata da un artificiale meccanismo di
incentivazioni, secondo il quale, tutte le società che producono energia con impianti di potenza superiore ai 500 MW, devono produrre una quota della loro energia attraverso fonti rinnovabili o in mancanza, acquistando una sorta di certificati verdi.
Se il produttore non raggiunge questi obiettivi viene penalizzato
economicamente.
Le possibilità pertanto sono due: o il produttore inizia a
produrre energia da fonti rinnovabili o compra i certificati da un produttore che produce energia da fonti rinnovabili per acquisire i certificati.
La produzione di questa energia rinnovabile attraverso impianti a biomassa è pertanto esplosa, determinando la crescita esponenziale del consumo dipellet.
I certificati sono ponderati nel loro valore secondo
la biomassa utilizzata: sono più “pesanti” quelli che derivano dall’utilizzo del cippato di legno o del pellet, più bassi di valore quelli per
chi utilizza ad esempio PKS.
Il sistema però è al vaglio del Governo e potrebbe essere modificato e
le decisioni potrebbero finire per cambiare l’andamento dei consumi di pellet.
In Giappone l’incentivazione delle rinnovabili, su cui ci si sta muovendo anche per la grande incertezza sul continuare o meno con il nucleare, è
regolata da un sistema Feed in tariff che da un incentivo ventennale alle imprese che producono energia da biomasse.
In Giappone tra le biomasse preferite ci sono il legno e
il pellet e questo ha determinato il forte incremento dei consumi.
Ecco perché i produttori internazionali di pellet stanno guardando con crescente interesse al mercato asiatico, anche perché oggi il mercato è delle excentrali a carbone che vengono ora alimentate a biomassa, ma
il trend è quello di centrali dedicate a biomassa.
Buona parte di questa nuova domanda verrà soddisfatta dalla produzione
USA ed è una produzione programmabile se i nuovi impianti verranno realizzati con debito.
I certificati sono ponderati nel loro valore secondo
la biomassa utilizzata: sono più “pesanti” quelli che derivano dall’utilizzo del cippato di legno o del pellet, più bassi di valore quelli
per chi utilizza ad esempio PKS.
Il sistema però è al vaglio del Governo e potrebbe essere
modificato e le decisioni potrebbero finire per cambiare l’andamento dei consumi di pellet.
In Giappone l’incentivazione delle rinnovabili, su cui ci si sta muovendo anche per la grande incertezza sul continuare o meno con il nucleare, è
regolata da un sistema Feed in tariff che da un incentivo ventennale alle imprese che producono energia
da biomasse.
In Giappone tra le biomasse preferite ci sono il legno e
il pellet e questo ha determinato il forte incremento dei consumi.
Ecco perché i produttori internazionali di pellet stanno guardando con crescente interesse al mercato asiatico, anche perché oggi il mercato è delle excentrali a carbone che vengono ora alimentate a biomassa,
ma il trend è quello di centrali dedicate a biomassa.
Buona parte di questa nuova domanda verrà soddisfatta dalla
produzione USA ed è una produzione programmabile se i nuovi impianti verranno realizzati con debito, poiché in questa fattispecie il finanziatore richiede contratti di fornitura a
lunga durata e sicuri, privilegiando i grandi gruppi che possono dimostrare di essere bancabili e offrono le opportune garanzie.
Poche le aziende del sud est asiatico in grado di offrire queste
garanzie e in questo caso questi produttori locali di pellet, come ad esempio quelli del Vietnam, verranno
privilegiati da chi finanzia in proprio l’impianto e punterà su pellet di minor costo.
Il gigantesco gruppo USA Enviva ha già stipulato contratti con
aziende giapponesi, mentre il Vietnam ha fornito alla Corea del Sud lo scorso anno ben 1,8 milioni di tonnellate di pellet.
La logistica e il costo del trasporto del pellet comunque saranno determinanti per molte delle scelte delle aziende acquirenti.
Tutto questo discorso, che sembra molto lontano da noi,
influenzerà molto i costi del pellet anche in Italia, ed è ormai sicuro che per questo inverno i prezzi
saranno più alti.
Comprate il pellet adesso…se
potete!